CLAUDIO CAMPITI: UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

Dic 12, 2022 | Sociale

Claudio Campiti era un uomo solo e come un eremita viveva in una casa mai finita di fronte al lago del Turano. L’autore del triplice omicidio di Colle Salario viveva ormai da tempo nella sua prigione mentale, probabilmente da quando dieci anni fa aveva perso suo figlio, quattordicenne, in un incidente di sci sul Trentino. Dopo battaglie legali, fiaccolate e intitolazione di una fondazione al figlio scomparso. Non era valsa la condanna dei responsabili e il risarcimento. Da quegli anni, anche per il suo carattere burbero ed aggressivo, la sua vita si è a poco a poco spenta. Interrotto il suo lavoro d’imprenditore e la sua casa di Valleverde, lì si è rifugiato in quella villetta, unica ragione della sua vita. Ormai per tutti erano nemici, sia i condomini del consorzio che l’amministrazione locale. Poi minacce, denunce, rate non pagate e l’avvertimento estremo di fargli pignorare l’immobile. A quel punto per lui il tunnel era senza luce d’uscita. Disperato, furioso, accecato di vendetta, domenica ha trovato come unica via d’uscita sbarazzarsi dei suoi nemici condomini come una sorta di liberazione. Durante l’assemblea urlando “Vi ammazzo tutti!”, l’ha fatto e sul terreno sono rimaste tre donne e tre feriti gravi”. Inutile anche se legittimo condannare il gesto di una furia umana. I casi tragici della vita a seconda del carattere possono portare alla solitudine, alla depressione, al suicidio o nel caso estremo all’omicidio come per il Campiti. La tragedia s’è consumata in un istante e la sfortuna capitata alle vittime è stata la sua scelta dell’ultimo caso.