LA LENTA MORIA DELLE EDICOLE
Chiudono anche il giornalaio di via Conca d’Oro e quella più recente dell’omonima piazza, adiacente alla stazione Metro. Con le altre scomparse nel territorio, una perdita culturale devastante
Giulia de Cataldo
Tirreno, Nomentana, vald’Ossola, Cimone, Montebaldo, Rionero, Spluga, Graf, Ojetti, Settebagni, Torsangiovanni, Baseggio, Scoca, Cloe Elmo, Russolillo, Radicofani, Montegiberto, Ateneo Salesiano, Monte Cervialto, Mauri, Isole Curzolane, Conti, Jonio, Capri, Valle Scrivia, vie e piazze dove sopravvivono solo i ruderi delle vecchie edicole e con le due ultime chiusure di via Conca d’Oro e Piazza Conca d’Oro, sono ventisette i chioschi dei giornali che hanno chiuso i battenti nel nostro territorio. Nessun quartiere si è salvato da questa decapitazione di quelli che da sempre erano considerati veri e propri punti di aggregazione e di riferimento. Con la crisi dell’editoria stampata i giornalai che hanno resistito si sono trasformati in vendite di giocattolini, in centri di recapito di pacchi Amazon, riferimenti per certificati anagrafici o ricariche telefoniche. Al caldo estivo o al freddo invernale, bersagliati da rapine e oneri comunali, i giornalai sono sempre stati disponibili come punto di contatto cittadino. I ruderi dei chioschi orfani dei loro gestori ancora occupano l’area che gli era stata assegnata, scheletri metallici di un epoca sparita, testimoni silenziosi ed inquietanti di un passato in cui con ingordigia ci riempivamo le tasche delle figurine Panini o aspettavamo il lunedi per leggere della Roma o della Lazio sul Corriere dello Sport. L’edicole dei fotoromanzi, della cronaca e dei pettegolezzi, dei giornali di partito o d’opinione, dei fascicoli settimanali. Queste edicole non ci sono più. Restano le trappole digitali che nei media e nei social stanno divorando l’informazione